Casa K si trova ad Acquafredda, piccolo borgo che si affaccia sulla costa di Maratea in Basilicata.

La tipologia abitativa è stata importata nel 1890 circa, in un territorio a quei tempi isolato, come residenza per i tecnici che lavoravano alla costruzione delle gallerie della linea ferroviaria tirrenica.
La tipologia costruttiva era molto innovativa e tecnicamente avanzata per quei tempi e per quel luogo; Acquafredda infatti fino alla fine degli anni Venti del secolo scorso -quando verrà inaugurata la Strada Statale 18- era raggiungibile solo attraverso il mare o tramite una piccola mulattiera di montagna.

La tipologia tradizionale

Questa tipologia essendo stata importata in un contesto prevalentemente contadino, verrà considerata di tipo signorile e diventerà dominante nei primi decenni del Novecento in tutto il territorio nel momento in cui la costa di Maratea che, grazie anche alle nuove infrastrutture, si aprirà al turismo.

Casa K è uno dei pochi edifici  della tipologia originaria (ce ne sono almeno una ventina sparse sul territorio di Acquafredda) che ha conservato tutti i materiali originali: struttura a due piani e sottotetto, facciate portanti in pietra locale, pavimenti in basolato di pietra locale al piano terra e in cotto al piano primo, solai e copertura costituiti da grandi tronchi e tavolato di castagno. I due piani sono collegati attraverso una scala in pietra e nel sottoscala al piano terra è presente un forno a cupola in cotto.

Il progetto a contrasto

Il progetto di ristrutturazione, mantenendo integralmente la struttura e la distribuzione originaria, si è basato sul recupero e l’enfasi dei materiali e delle tecniche costruttive originali, accostandoli a limitati materiali di contrasto come il cemento armato a vista.

Si è agito puntualmente per preservare ciò che era conservabile, facendo una profonda ricerca sui materiali della tradizione locale. Ricercando le caratteristiche intrinseche della costruzione originaria, l’edificio è stato liberato da aggiunte, interpretando gli elementi originari non tanto attraverso una prospettiva storica quanto attraverso le loro qualità architettoniche.

Il dialogo dei materiali

I nuovi elementi strutturali sono in cemento armato a vista, gli architravi e le nuove aperture delle murature sono in lamiera di ferro.
Lo stile minimalista della riqualificazione richiama l’austerità del mondo contadino. C’è un dialogo fra il nuovo lavoro e il vecchio che cerca di sposare passato e presente. L’ingresso della luce naturale dà forma al volumi e la materialità delle superfici viene accentuata senza soluzione di continuità fra vecchie e nuove.

Gli spazi sono definiti da pietra locale, intonaco a base di calce steso a mano con la sola cazzuola -lasciato a vista o dipinto a calce- cotto, pietra di Minervino per i bagni, legno, impianto elettrico a vista, ferro e cemento.
Tutti i materiali sono stati utilizzati nei loro colori e texture naturali.

Il contesto

Tenendo conto del clima mediterraneo e della valenza paesaggistica, l’aggiunta della cucina e del portico, unici elementi nuovi consentiti dai vincoli di tutela storico-ambientale, si presentano come spazi continui e articolati; questi nuovi spazi collegano visivamente l’interno della casa con il paesaggio circostante attraverso grandi aperture.

L’intervento è stato condotto con una logica di risparmio energetico: l’acqua è riscaldata in un pannello solare con accumulo interno; è stato ristrutturato in parte un rudimentale sistema originale di raccolta dell’acqua piovana, tramite il ripristino e rifacimento di una cisterna e delle relative condotte e canali di gronda in cotto.

progetto, parole e immagini dell’Architetto Felice Cavuoto