Un luogo segreto

Il Mitreo di Marino, ricavato nel II secolo d.C. in una cisterna per la raccolta delle acque, è uno dei luoghi di culto mitriaci meglio conservati al mondo. 

Scoperto per caso durante dei lavori edilizi agli inizi degli anni 60, è da sempre rimasto chiuso al pubblico per via delle infiltrazioni e della forte umidità, lo stesso microclima che ha consentito la perfetta conservazione dell’affresco.

Con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e Provincia di Rieti

Un progetto coordinato e diretto dell’Arch. Emanuela Todini in collaborazione e con il coordinamento tecnico del personale dell’Amministrazione comunale di Marino.

“Il Mitreo è per le sue caratteristiche intrinseche un luogo respingente. È un ambiente completamente ipogeo scavato in profondità nella roccia di peperino, nato per contenere e conservare dell’acqua e non certo per ospitare l’uomo. 

L’edificio costruito nei primi anni ’60 che sovrasta l’ingresso al sito archeologico è stato l’ultimo degli eventi che ha determinato, almeno inizialmente, un’ulteriore chiusura alla vista e quindi alla frequentazione. 

La sfida del progetto di allestimento museale, teso alla riqualificazione e valorizzazione del sito, è stata quella di rendere “accogliente” un ambiente che per propria natura non lo è. 

La metafora progettuale scelta per l’allestimento è stata quella suggerita del luogo, la “presentazione” immediata e coinvolgente delle sue tante vite. Nulla è nascosto alla vista del visitatore che dai rumori di sottofondo della strada viene catapultato in un ambiente la cui atmosfera rarefatta trova punti fermi nella restituzione di una traccia delle cisterne vinarie di uso comune negli anni sessanta; la stesse mura sono lì a ricordare le costruzioni di quegli anni, sono fatte di materiale povero ma bellissimo, blocchi di tufo colorato compressi tra ricorsi di mattoni. I tubi che alimentano le luci delle plafoniere sono a far bella mostra di sé. Le mura antiche si mostrano nude e raccontano della cisterna che un tempo sono state e dell’acqua che hanno contenuta. Ora il visitatore è accompagnato ad ogni suo passo da luci che si accendono al suo transitare e mano a mano svelano la meraviglia dell’affresco.”

La scelta di un impianto elettrico a vista diventa quindi, oltre che necessità funzionale, segno tangibile di trasformazione; una stratificazione che va a sommarsi alle altre vite di cui questo luogo è stato teatro.

Per questo progetto sono state sviluppate delle soluzioni di illuminazione ad hoc che prevedevano degli Spot installati su pedane con sensori rilevatori di movimento.