L’abitazione unifamiliare si inserisce, in sostituzione di un fabbricato anni ’50, all’interno di un agglomerato incoerente e in adiacenza ad una villa in stile neoliberty.
Il nuovo volume rinuncia a qualunque velleità formale che avrebbe ulteriormente disordinato l’aggregato di cui é parte e che avrebbe creato una inutile competizione con l’architettura dei primi del novecento della Villa confinante.

La scatola nera é dunque la rinuncia alla forma, al colore, al materiale.
Rappresenta la creazione di una spazialità solo interna, articolata e in relazione intima ed introversa solo con il verde circostante.

L’ingresso all’abitazione avviene attraversando i cespugli, lungo una linea curva che si fa spazio tra la vegetazione preesistente.
La presenza di un boschetto di bamboo è l’occasione per creare un tunnel in cemento facciavista in intimità con la natura.

Gli interni dell’abitazione fanno del contrasto l’elemento caratterizzante. Spazi compressi e poco illuminati si contrappongono a doppie altezze luminose. Le sensazioni tattili di freddezza del cemento armato vengono bilanciate dal calore del legno.

La schiavitù di un’impiantistica HI TECH ormai irrinunciabile, della quale non si capisce più se siamo padroni o schiavi, viene ammorbidita dalla presenza di canaline elettriche a vista che suggeriscono la possibilità di adattare facilmente gli impianti alle mutevoli esigenze di ogni famiglia.

Dal punto di vista costruttivo, semplici e ortogonali setti in cemento armato fungono da supporto ad una leggera copertura in XLAM secondo il principio, sempre auspicabile in zone fortemente sismiche, del sistema piramidale dei carichi. Le strutture pesanti in basso e quelle leggere in alto abbassano il baricentro delle masse, riducendo notevolmente l’azione sismica.

 

progetto e parole Studio Scaramucci
fotografie Diego Gervasoni